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Voltaire, Zadig ou La Destinée L’estratto Incipit (chap. I)

Publié le 22/05/2025

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« 8 Aprile 2022 Voltaire, Zadig ou La Destinée L’estratto Incipit (chap.

I) 1 Moadbar è un nome inventato da Voltaire, a partire dal paese di Moab, un paese non lontano dalla Palestina. Babylone è la capitale della Caldea, Mesopotamia. 2 “turlupinade” è uno scherzo, divertimento grossolano, spiacevole, una facezia volgare, un motto di spirito volgare.

La parola deriva da Turlupin, un attore di farse del 600. 3 Zarathustra o Zoroastro, profeta persiano del 7 secolo a.C. fondatore dello Zoroastrismo, una religione dualistica in cui si oppongono il bene e il male. 4 et savait de la métaphysique ce qu’on en a su dans tous les âges, c’est-à-dire fort peu de chose.

E’ Una frase parafrastica o ironica, un riferimento a questa branca della filosofia, la metafisica, che studia in teoria delle realtà immateriali (Dio, l’anima, l’essere), è una branca fortemente condannata da Voltaire, la frase è un esempio di ironia testuale. Si tratta di un incipit che presenta il ritratto elogiativo di Zadig, dell’eroe. In tutto questo paragrafo è contenuto un elogio, un procedimento retorico: la louange, l’éloge, ereditato dall’antichità, che permette di sottolineare le qualità di una persona o di un’istituzione.

Vediamo l’uso frequente di aggettivi migliorativi: “né avec beau naturel”, “riche et jeune”. L’uso della figura retorica della litote: fare un’affermazione adoperando la negazione di un’espressione di senso contrario (esempio: non è brutto).

Queste litoti confermano in questo ritratto elogiativo le qualità di Zadig: “il n’affectait rien”, “il n’insultât jamais par des railleries”, “Il ne se vantait pas de mépriser les femmes et de les subjuguer”, “il ne craignait point d’obliger des ingrats” (= non aveva paura di essere generoso con le altre persone anche se queste non avevano riconoscenze nei suoi confronti) Il riferimento al filosofo Zarathustra o Zoroastro mostra sia le conoscenze di Zadig in ambito filosofico sia la sua generosità. Zadig incarna un giovane uomo di scienza illuminato, vediamo nelle ultime righe dell’incipit come Zadig sia equilibrato, senza collera o sdegno, un honnete homme (immagine ereditata dai secoli precedenti di cui ci parla anche Montaigne).

Zadig servirà da specchio per mettere in rilievo i difetti delle persone che si incontrano durante il racconto.

Zadig è la controparte positiva dei personaggi negativi che si incontrano nel racconto. L’ambientazione è un Oriente convenzionale, cioè basato sulle conoscenze generali dell’epoca acquisite attraverso i racconti di viaggio ma elaborato secondo la fantasia dell’autore e secondo gli obiettivi della lotta filosofica di Voltaire. Il sottotitolo non è solo “Zadig, ou la destiné” ma c’è un secondo sottotitolo “Histoire orientale”, questo sottotitolo, così come il nome dell’eroe Zadig, danno il tono del racconto, ispirato da Le Mille e una notte tradotte nel 700 da Antoine Galland che hanno un successo strepitoso in quel periodo diventando un best seller. C’è anche un’evocazione del funzionamento delle corti francesi del 700: “On était étonné de voir qu’avec beaucoup d’esprit il n’insultât jamais par des raillerie à ces propos si vagues, si rompus, si tumultueux, à ces médisances téméraires, à ces décisions ignorantes, à ces turlupinades grossières, à ce vain bruit de paroles qu’on appelait conversation dans Babylone.” Babylone è il sostituto di Parigi, l’immagine della corte. L’Oriente è quindi una copertura fittizia per aggirare la censura che avrebbe subìto l’autore, ci sono attacchi diretti in effetti alla monarchia di Luigi XV. C’è anche un’influenza dei Caractères di La Bruyère, moralista vissuto nel 1600 attraverso questo ritratto dell’immagine del cortigiano chiacchierone che parla alle spalle (ralleries, médisances, propos superficiels, méchanceté, méconnaissance) (Vediamo dei ritratti simili in La bruyère nell’opera Les fausses dévotes per esempio).

Voltaire fa una critica aperta alla corte di Luigi 15 utilizzando l’ironia e la finzione narrativa, utilizza la copertura dell’Oriente, tutto ciò succede in Babilonia, non in Francia. Satire de la justice (chap.

III) Desterham è l’alterazione grafica di Desterdar, che è il responsabile in oriente della milizia e delle finanze presso i turchi e i persiani. Il secondo estratto ci dice l’opinione di Voltaire nei confronti della giustizia individuando tre difetti principali della giustizia: -il suo carattere superficiale e sbrigativo: Zadig viene accusato senza prove, solo perché descrive precisamente il cane e il cavallo scomparsi. -Viene messo l’accento sulle decisioni arbitrarie della magistratura, c’è un eccesso di severità e delle pene (Zadig è condannato alla frusta e all’esilio in Siberia) -La cupidigia dei giudici (« Étoiles de justice, abîmes de science, miroirs de vérité qui avez la pesanteur du plomb, la dureté du fer, l'éclat du diamant, et beaucoup d'affinité avec l'or), “molta affinità con l’oro” cioè è una frase ambigua per dire che i giudici hanno a che fare con l’oro, con la corruzione, le mazzette. C’è anche una critica alla monarchia assoluta, la vediamo nell’iperbole “roi des rois”, addirittura tratta dal linguaggio biblico. La monarchia combattuta da Voltaire è quella che può fare cambiare condanna sulla base di semplici dicerie. C’è anche un elogio del ben pensare, attraverso l’esempio di Zadig che incarna la ragione e il ragionamento deduttivo “j’ai vu… j’ai jugé… j’ai remarqué… j’ai compris… des traces m’ont fait connaitre et m’ont appris”, lui ha osservato e dedotto, ragionamento deduttivo. Voltaire sferra un attacco anche alla vanità dei giudici, poiché dice si è costretti per avere giustizia ad adorarli, a venerarli per ottenere la loro indulgenza.

L’ironia del passaggio “Étoiles de justice, abîmes de science, miroirs de vérité” sottolinea i difetti umani con il doppio senso delle metafore come quella dell’oro.

Sottolinea anche il fatto che questi giudici non siano né giusti né onniscienti, sono corrotti, severi, limitati e stupidi. Zadig ricopre tutte le qualità del filosofo dei lumi attraverso un ragionamento logico ricerca la verità che è uno de valori essenziali dei lumi.

Voltaire ha combattuto spesso i casi di ingiustizia per esempio l’affaire Calas.

Il suo pensiero sul punto è riassunto anche nel Trattato sulla tolleranza. Zadig è il filosofo del 18 secolo che è freddo davanti alle persecuzioni ma che si infervora davanti ai casi di ingiustizia e combatte per le proprie idee. Voltaire fa anche allusione alle numerose censure condanne di cui i filosofi del suo tempo sono vittime: la frusta, l’esilio in Siberia. Essere saggi, illuminati nel 18 secolo è un pericolo, opporsi alle idee precostituite e rimetterle in discussione è pericoloso.

Voltaire stesso è stato esiliato. Voltaire mette in scena un eroe, Zadig, che coltiva la ragione e che pratica un metodo di riflessione fondato sull’osservazione e la deduzione. La definizione che Voltaire dà del filosofo attraverso questo ritratto è simile a quella che ha dato Dumarsais nell’articolo Philosophe nell’Encyclopédie, cioè un honnete homme che attraverso l’osservazione e l’esperienza coltiva il sapere e il relativismo, ma anche l’apertura mentale, il progresso, l’accettazione, la tolleranza, l’apertura verso il sociale, cioè incarna un honnete homme. Le souper (chap.

XII) 1 Secondo la legge egiziana chiunque contraesse un prestito doveva lasciare come garante del debito la mummia di un parente. Se il prestito non era ripagato, quella mummia veniva privata di sepoltura.

E’ una grossa offesa per un egiziano essere privato della sepoltura poiché la felicità dell’anima passa dalla conservazione del cadavere. 2 “Non vorreste rischiare di mangiare vostra zia”.

E’ la classica ironia Volteriana che prende in giro la credenza indiana della metempsicosi, la trasmigrazione delle anime, cioè la possibilità che l’anima della povera zia mummificata si possa ricalare nel corpo della gallina. 3 “boeuf”, allusione a un bue, al toro Apis che è una divinità dell’antico egizio. Voltaire dice “nous adorons un boeuf” e non dice “toreau”, continua il linguaggio parafrastico, ironico di Voltaire, si tratta in realtà di un toro sacro, Apis. 4 Abbiamo qui una satira degli argomenti religiosi che vertono non sulla veridicità ma sull’antichità, sul fatto che siano antichi, che siano stati sempre accettati, sulla loro antichità e sul consenso universale di quella pratica come prova di autenticità, siccome è una cosa che è stata sempre ritenuta vera, allora è vera.

L’ironia di Voltaire ci invita a riflettere sulle cose, non è detto che una cosa sia vera perché è sempre stata accettata come vera dall’antichità. E’ un racconto, i racconti hanno una diffusione capillare, venivano letti più facilmente anche dalle classi più povere, al contrario di saggi, trattati e dizionari che rimanevano appannaggio delle classi più colte. 5 Ci sono due riferimenti importanti, uno a Brama che secondo la dottrina degli indiani è il primo delle tre entità create da Dio.

Il secondo riferimento è al pesce Oannès, una divinità mesopotamica metà pesce metà uomo che sarebbe sorto dalle acque.... »

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