Databac

Biographie de Montale (en italien)

Publié le 05/12/2023

Extrait du document

« (1896-1981) Vita Nasce a Genova nel 1896, in un agita famiglia borghese. Si diploma come ragioniere e tra il 1917-1918, interrompe le lezioni private di canto poiché viene arruolato nell’esercito e successivamente inviato sul fronte trentino. Collabora, pubblicando poesie e articoli per le riviste “Primo Tempo” e “Il convegno”; proprio in una di queste riviste pubblica nel 1925 un articolo titolato “Omaggio a Italo Svevo”, che farà scoppiare il cosiddetto “caso Svevo” anche in Italia. Nello stesso anno viene pubblicata “Ossi di seppia” e sottoscrive il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” promosso da Benedetto Croce. Nel 1929 assume la direzione del Gabinetto Scientifico Letterario Visseux di Firenze. Nel 1944 fino al 1946 si registra un breve periodo d’impegno politico. Trasferitosi a Milano, nel 1948, lavora come redattore al “Corriere della Sera” e poi come critico musicale al “Corriere d’Informazione”. Nel 1967 viene nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano nel 1981. La poetica La concezione della poesia La funzione del poeta per Montale è quella di registrare la “condizione umana”, elaborando una poesia non realistica, non romantica e nemmeno decadente”, ma che sappia documentare la sofferenza che è insita nell’esistenza. Nella raccolta d’esordio Montale esplora un angoscioso disagio esistenziale. Quest’ultimo non viene espresso in forma concettuale, per via di riflessioni astratte, ma condensato in una serie di immagini pregnanti (ex: una foglia secca che si accartoccia o un cavallo che stramazza a terra). Le cose diventano, inoltre, emblemi dell’emozione privata del poeta, la poesia di Montale è oscura e “difficile”, ma ciò no dipende tanto dall’uso abbondante di concetti astratti, quanto piuttosto dalla fortissima concentrazione semantica e dall’opacità di riferimenti e dalle volute omissioni che nascondono le motivazioni reali da cui scaturiscono i versi. Questo tipo di pensiero lo allontana dall’ermetismo, Montale definisce la sua poesia come “metafisica”, in quanto nata dalla ragione pur avendo qualcosa che non è ragione. Evidente è anche la suggestione esercitata su di lui dall’allegorismo dantesco. Nelle ultime opere Montale lega il proprio senso di smarrimento ai meccanismi della società di massa. Compaiono nei suoi testi episodi minimi di cronaca pubblica e privata; la tensione lirica al sublime si spegne, sostituita da un tono colloquiale e prosastico, pervaso di ironia. Memoria e autobiografia Il tema della memoria diventa più importante nella seconda stagione della poesia montaliana, dove il distacco dalla donna amata favorisce l’emergere di una ricca vena memoriale. Le folate dei ricordi investono continuamente una quotidianità grigia, illuminandola con segnali e messaggi cifrati che solo il poeta riconosce. Oltre al motivo amoroso, a suscitare i ricordi nei versi di Montale è l’esigenza di elaborare il lutto, che non cede mai alla tentazione del patetico, “combattuta” con l’utilizzo dell’ironia. Gli affetti più intimi sopravvivono nella memoria di chi rimane e li conserva gelosamente. Al tema del ricordo è legato a quello del tempo visto da Montale come uno spietato disruttore. La negatività della Storia L’argomento della poesia di Montale è la condizione umana in sé considerata. Ciò, per lui, non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo, egli non rimane indifferente a quanto accaduto, ma Montale stesso afferma che se i fatti fossero stati diversi anche la sua poesia avrebbe avuto un volto totalmente diverso. Gli Ossi di Seppia in effetti si concentrano sul “male di vivere” del poeta, inserendo nella riflessione su un presente indecifrabile e oppressivo solo rari richiami al vissuto personale e collettivo, lasciando, per esempio, la Grande Guerra relegata ad un ruolo del tutto secondario. Come già detto, questo tipo di pensiero, per Montale, non implica un disinteresse nei confronti della realtà politica e sociale circostante. Negli anni in cui il fascismo è al potere, egli non teme di porsi pubblicamente all’opposizione (firma il manifesto promosso da Benedetto Croce per la libertà della cultura, fa pubblicare gli Ossi di Seppia a uno dei più fieri avversari del regime, non prende mai la tessera del partito fascista, a costo di perdere l’impiego al Gabinetto Vieusseux). Montale rivendica con orgoglio le proprie scelte di campo, sempre lontane dalle ideologie dominanti come il fascismo, la Democrazia cristiana o il Partito comunista, accomunate ai suoi occhi dalla necessità di una fede cieca e ottusa. Il dopoguerra delude le aspettative del poeta, descritte come una nuova melma in cui si affonda senza scampo, ciò lo porterà ad.... »

↓↓↓ APERÇU DU DOCUMENT ↓↓↓

Liens utiles