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Salinger- Nove Racconti

Publié le 14/10/2022

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« La prima parte della sua vita è anche quella in cui, a poco a poco, si rivela la sua vocazione.

Fino al 1738 circa, è un vero dilettante del teatro.

Legge ogni tipo di opere teatrali: quelle dei suoi immediati predecessori, i melodrammi di Metastasio, La Mandragola di Machiavelli che lo segna profondamente.

Nello stesso tempo si allena alla “pratica”: recita, organizza rappresentazioni. Parallelamente, i suoi primi tentativi in quanto autore partono un po’ in tutte le direzioni. Soprattutto per quanto riguarda il teatro, esita ancora, cerca la propria via: compone tragicommedie (Belisario, 1734), melodrammi seri e buffi, e soprattutto intermezzi comici nei quali comincia a dipingere l’ambiente veneziano e a percepire l’espressione più autentica del suo genio. All’incirca del 1738 (anno in cui inizia la sua prima vera esperienza di uomo di teatro professionista con la compagnia Imer e il teatro San Giovani Crisotomo), prende coscienza di quello che vuole veramente realizzare e inizia, timidamente, la sua “riforma”.

Lo stesso anno scrive Momolo cortesan, canovaccio con una parte scritta, nel 1743 La donna di Garbo, prima opera interamente scritta.

Poi scrive altri canovacci e altre opere parzialmente scritte la cui stesura sarà completata più tardi (Arlecchino servitore di due padroni).

Le opere di quel periodo conservano un’evidente parentela con la Commedia dell’arte, tra l’altro per via del primo posto conferito ai giochi scenici e a ruoli caratteristici come quello di Arlecchino.

Si nota anche una parentela col teatro francese, in special modo con quello di Molière, per via della presenza di un personaggio centrale che anima e domina l’intera commedia. - Una maturità feconda Tornato da Pisa nel 1748, Goldoni lavora con la compagnia Medebach, al teatro Sant’Angelo, fino al 1753.

E’ un periodo fecondissimo; in particolar modo durante la stagione 1750-51 scrive e fa rappresentare sedici nuove commedie, con un alternarsi di successi e di fiaschi.

E’ anche la prima fase della sua rivalità con Pietro Chiari che è “lo” scrittore del teatro San Luca. Nel 1753, Goldoni lascia il teatro Medebach (fine del contratto) per sistemarsi al teatro San Luca.

Continua la sua “lotta” contro il Chiari 1.

Goldoni cerca allora di rinnovare la sua ispirazione e di assicurare il suo successo, lasciandosi sedurre dalla “moda”; fa di tutto per allargare il suo pubblico al di là di Venezia: va a Bologna, Parma, e soprattutto a Roma (1758-1759) dove rimane sette mesi presso il teatro Tor di Nona. Tornato a Venezia, egli deve affrontare un nuovo nemico, più feroce: il conte Carlo Gozzi. Questo strano personaggio organizza contro Goldoni una violenta polemica che rimette in causa tutto quello che faceva, agli occhi di Goldoni e del suo pubblico, il valore del suo teatro: 1 Queste rivalità, queste lotte, ci fanno capire che pure l’universo dell’arte è attraversato dalla concorrenza : i drammaturghi devono « vendere » le loro commedie, farsi stipendiare da teatri e quindi cercano di eliminare i rivali ! Il teatro è un’economia come un’altra in cui i rapporti di forza si fanno pregnanti e possono influire le scelte artistiche dei singoli autori.

Al di là dell’aspetto finanziario, c’è ovviamente la ricerca della gloria, del successo. sostituzione della Commedia dell’arte e della commedia improvvisata da un teatro regolare, descrizione dei costumi, verosimiglianza dei personaggi popolari ecc.

La polemica è presto scandita dai successi delle rappresentazioni delle “favole” di Gozzi la cui serie inizia nel 1761 2.

Lo stesso anno, Goldoni è invitato a Parigi per dirigervi la “Comédie italienne”.

Attratto dalla capitale francese, disgustato dalla sua guerra contro Gozzi, sentendo giungere una certa stanchezza, egli parte per la Francia nel 1762. Se ci interessiamo alle opere di quel periodo, notiamo che tra il 1748 e il 1753, Goldoni impone a poco a poco la sua riforma e entra nella maturità.

Anche se tra le commedie scritte, alcune sono di poco rilievo (La finta malata,il giocatore), altre invece sono già degne di nota (La bottega del caffè del 1750), altre ancora sono veri capolavori (La famiglia dell’antiquario e La locandiera, del 1752). Consapevole del cammino percorso e di quello che vuole seguire, fin dal 1750 prepara una grande edizione delle sue commedie e scrive un primo “manifesto” (Il teatro comico: è una commedia e non un trattato ma Goldoni vi spiega la sua visione del teatro; è uno dei primi testi “metateatrali” della storia italiana, cioè una commedia che prende come argomento il mondo del teatro e la scrittura di comemdie; si potrebbe anche parlare di mise en abyme).

Alcune caratteristiche del suo modo di fare teatro si affermano nelle opere di quegli anni: regolarità, semplicità e coerenza dell’azione, verosimiglianza, linguaggio sciolto, moralità senza.... »

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